L’editoriale – La persistenza e l’interruzione della memoria

Dopo aver parlato a lungo di spazio a proposito del distanziamento sociale oggi rivolgiamo qualche pensiero al tempo, a partire dalla rivisitazione, che ci regala Valeria Morando, dell’orologio molle di Dalì, con tutto il bagaglio porta con sé rispetto alla relatività della percezione del tempo.

Il 31 maggio è morto Christo. Lui con lo spazio e il tempo aveva molto a che fare e aveva molto da dire. Ce lo ricorderemo su quella passerella gialla solcata da oltre un milione di persone, sul lago d’Iseo. Realizzava cose che sembravano impossibili, riuscendo nell’impresa di cambiare forma a spazi molto noti, per un tempo limitato.

Perchè è sempre il tempo a scolpire lo spazio e a renderlo inedito e unico: ce lo racconta Federico Alberto nelle sue riflessioni nate durante uno shooting.

E poi c’è il nostro tempo: ricorderemo la primavera 2020 come il tempo interrotto della nostra vita. Quanto ci commuovevano (e facevano anche un po’ arrabbiare) quelle primule sul terrazzo, gli alberi in fiore in quel parco chiuso al pubblico. Primavera non aspetta. Chiusa al pubblico. Se per i piccoli paesi dell’entroterra la quarantena può non aver portato grandi cambiamenti, sono le città, le piazze ad aver vissuto lo straniamento più radicale. Per giunta senza che nessuno potesse testimoniarlo. Un’interruzione della memoria. Se non nei racconti a Kublai Khan….ma questa è un’altra storia.

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