L’Indonesia attraverso e oltre lo schermo: riflessioni sul turismo

Indonesia

Le mie vacanze sono state l’opposto del relax in spiaggia con libro in una mano e cocktail con l’ombrellino nell’altra. Ho pianificato un epico vagabondaggio in Indonesia, precisamente da Jakarta a Lombok, una distanza di 1327 km percorsi con qualsiasi mezzo di trasporto esistente sulla terra, compresi gli elefanti volanti e gli unicicli spaziali. E sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato impossibile trovare anche un secondo per sfogliare una pagina.

La nostra area di competenza, si sa, è il turismo, e nel corso della mia esperienza di viaggio, ho avuto un incontro diretto con le questioni attuali che sono oggetto di discussione a Studiowiki, come l’overtourism. In particolare, tra un panorama meraviglioso e l’altro, ho avuto l’opportunità di riflettere su come i social media abbiano cambiato il modo di viaggiare e, soprattutto, come siano direttamente correlati al fenomeno del sovraffollamento turistico.

In questo articolo voglio condividere con voi la mia esperienza turistica in Indonesia.

L’Indonesia è uno Stato del sud-est asiatico che comprende 17.508 isole (dato ufficiale del governo indonesiano). Io ho visitato l’isola di Giava, Bali, Nusa Penida e Lombok. Una piccolissima parte di questo meraviglioso arcipelago.

Bali e Nusa Penida sono le destinazioni turistiche d’eccellenza quando si pensa all’Indonesia.

Qui ho scoperto che l’unico modo per godere appieno dei punti di interesse senza essere sommersi dalla folla è visitarli all’alba. Ma a causa dei vari spostamenti era molto difficile arrivare a destinazione così presto.

Arrivata alla famosissima spiaggia di Nusa Penida, Kelingking Beach, nonostante fosse la prima volta davanti a un panorama del genere, mi sembrava di esserci già stata a causa della quantità di immagini e video che avevo visto online. Questo fenomeno mi ha portato a riflettere su come il turismo contemporaneo sia profondamente influenzato dalla digitalizzazione e come l’effetto sorpresa, uno degli aspetti più affascinanti di viaggiare in luoghi nuovi, sia stato annullato dalla nostra esposizione continua a immagini su Instagram, TikTok e altre piattaforme di social media.

Inoltre, guardandomi intorno, ho notato che al posto di essere stupiti dalla bellezza naturale del luogo, i visitatori erano occupati a cercare l’angolazione perfetta per ricreare le stesse immagini che avevo visto sui social media.

Questo desiderio di replicare le foto che abbiamo visto online è parte di un fenomeno più ampio noto come la “FOMO” (Fear of Missing Out). È un fenomeno sociale legato alla digitalizzazione della vita quotidiana. La FOMO ci spinge a voler essere costantemente connessi con gli altri attraverso i social network, a controllare compulsivamente i nostri feed e a rispondere prontamente alle notifiche.

Il turismo è diventato un terreno fertile per la FOMO. Le persone visitano luoghi non solo per l’esperienza in sé. Ma anche per dimostrare sulle proprie piattaforme social di essere state lì. La priorità diventa catturare il momento perfetto da condividere online, piuttosto che vivere l’esperienza in modo autentico.

Questo comportamento ha conseguenze significative per le destinazioni turistiche. La sovraccarica affluenza di turisti in determinati luoghi può causare problemi ambientali e culturali. Le risorse naturali possono essere sfruttate in modo eccessivo, e le comunità locali possono essere travolte dalla commercializzazione e dalla perdita di autenticità.

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia domina gran parte delle nostre vite. Siamo costantemente connessi, sempre pronti a condividere esperienze e a esplorare il mondo attraverso lo schermo di un dispositivo. Questa connettività ha trasformato il modo in cui viaggiamo, spingendoci a cercare luoghi di interesse attraverso le immagini sui social media, guide online e recensioni.

In questo processo, rischiamo di perdere una parte essenziale dall’esperienza di viaggio: il momento presente.

Questa consapevolezza mi è stata chiara paragonando la mia esperienza a Bali e Nusa Penida con la visita all’isola di Giava e Lombok, dove ho sperimentato in prima persona l’importanza di andare oltre la superficie digitale e immergersi completamente nell’ambiente circostante.

Queste due isole indonesiane sono ancora relativamente poco conosciute nel panorama turistico globale. In queste destinazioni, ho avuto l’opportunità di sperimentare l’undertourism, un concetto che sta emergendo come contrappeso all’overtourism. L’undertourism si riferisce alla scoperta di luoghi poco visitati e poco noti, dove l’effetto sorpresa è ancora possibile.

Nelle città dell’isola di Giava, ho trovato un’Indonesia autentica che va oltre l’immagine stereotipata spesso proposta nei media. Ho visitato villaggi affascinanti e ho interagito con la cultura locale in modi che mai avrei potuto immaginare. Ho scoperto che il viaggio può diventare una forma di apprendimento e di connessione umana autentica quando ci immergiamo nelle comunità locali e ci sforziamo di comprendere la loro storia, la loro cucina e il modo di vivere.

A Lombok mi sono imbattuta in un paradiso terrestre, ancora incontaminato dai flussi turistici di massa. Le spiagge sono spettacolari e la tranquillità era palpabile. Forse ciò che ha reso così speciale, per me, queste isole è stato proprio l’effetto sorpresa. Non avevo visto innumerevoli immagini su Instagram o TikTok che avessero già dipinto la bellezza di Lombok. Ogni angolo era una scoperta personale, un tesoro nascosto da condividere solo con chi era li fisicamente.

In questo mondo digitalizzato, è importante trovare un equilibrio tra l’esplorazione attraverso lo schermo e l’esplorazione nel mondo reale. L’undertourism ci offre l’opportunità di sfuggire alla folla, di scoprire la bellezza autentica e di riaccendere l’effetto sorpresa.

Per affrontare questa sfida, è essenziale promuovere un turismo responsabile. Questo significa non solo rispettare l’ambiente e la cultura locale ma anche riconsiderare il nostro rapporto con i social media e il desiderio di condivisione costante. Dobbiamo imparare a godere del momento presente, a sorprenderci e ad apprezzare la bellezza dei luoghi senza il filtro dello schermo. Solo allora potremo davvero vivere il viaggio.

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