Non esistono ricette per scrivere bene. Nessun manuale, corso o scuola di scrittura può vantare l’insegnamento di una formula universale, di un prontuario magico in grado di dar vita a buone storie.
Per definire una “buona storia” non esiste un’unità di misura scientificamente condivisa; a dirla tutta ancora ci chiediamo da dove nasca, questa bizzarra passione umana per il racconto. Eppure, la necessità di ragionare qualsiasi iniziativa di marketing anche in termini di storytelling è ben chiara a chiunque operi nel settore della comunicazione: niente cattura l’attenzione del pubblico come una buona storia, unica nelle sue specificità ma fondata su desideri, paure e bisogni universali. Conquista e disfatta, amore e abbandono, nascita e morte, ricerca di senso, caduta e riscatto… come convogliare tutto questo in una storia?
Indice dei contenuti:
- I manuali e i corsi di scrittura sono inutili?
- “Story” di Robert McKee
- L’impostazione del saggio
- Saper leggere le storie degli altri
I manuali e i corsi di scrittura sono inutili?
Il fatto che la “ricetta della storia perfetta” non sia stata ancora scoperta non significa che lo studio delle strutture narrative non serva a nulla. Anzi, imparare a riconoscere certi elementi ricorrenti ci porta a fruire delle storie degli altri con un occhio più critico e attento, allenandoci a lavorare sulle nostre con sempre maggiore consapevolezza.
L’approccio onnivoro aiuta: si possono trovare spunti utili anche in testi apparentemente distanti dal nostro ambito di competenza. Il saggio “Story” di Robert McKee parla di sceneggiatura: una nicchia decisamente specialistica, che richiede una formazione ad hoc e la padronanza di un linguaggio tecnico. Anche chi non è interessato alla scrittura per il cinema, però, può incontrare tra le pagine suggerimenti interessanti e utili per migliorare il proprio approccio alla narrazione.
“Story” di Robert McKee
Robert McKee, considerato una delle voci più autorevoli nella didattica della sceneggiatura, in “Story” cerca di condensare con un taglio divulgativo il contenuto dei suoi seminari. Si concentra in particolare sulla costruzione di plot efficaci: a suo avviso, infatti, il principale punto debole delle produzioni cinematografiche hollywoodiane contemporanee non sono gli aspetti tecnici, le buone idee di scrittura, i personaggi interessanti e gli ambienti gustosi, ma proprio le storie nel loro sviluppo interno.
McKee attesta una crisi in questo senso, rispetto per esempio alle produzioni del cinema asiatico, che ha assorbito la lezione americana ed è stato capace di declinarla in esiti felici e freschi – parole profetiche, scritte nel 2010 e confermate dalla recente esplosione del cinema coreano.
L’impostazione del saggio
McKee ha un approccio pratico e concreto all’insegnamento del mestiere, tipico dei docenti di scrittura del mondo anglosassone: suddivide la storia nelle sue unità, sequenze, scene e beat, ragiona sulla costruzione dei personaggi e dei conflitti, sull’approdo a un climax efficace. Ma soprattutto, si serve man mano di esempi reali (in prevalenza grandi film hollywoodiani) per spiegare in maniera chiara come quella storia abbia messo a frutto la “lezione di scrittura” oggetto del capitolo.
Il cinema blockbuster statunitense, affezionato alle strutture narrative più classiche e “rassicuranti”, si presta molto bene a questo tipo di esempi e fornisce un ottimo punto di partenza per il lettore interessato ad affacciarsi al mondo dello storytelling con una prospettiva diversa.
Saper leggere le storie degli altri
La “palestra” più utile per imparare a scrivere bene è infatti “imparare a leggere”. Poco importa se la storia che ci troviamo davanti è un romanzo, un film, un reel su Instagram o un’affissione pubblicitaria: ogni media adatta (a linguaggi diversi) strutture, temi ed espedienti comuni.
Saper riconoscere e mettere a fuoco quello che le buone storie che incontriamo condividono, attraverso la lettura critica, è la strada maestra per migliorare le nostre storie. Manuali come “Story” aiutano ad attivare quel processo in maniera automatica: a porci le domande giuste guardando il film successivo, leggendo il romanzo successivo. Che cosa funziona? Cosa poteva essere scritto meglio? Ma soprattutto…
Perché c’è bisogno di una storia come questa?
“Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie”
Robert McKee
Omero edizioni