Il Cretto di Gibellina

Il Cretto di Gibellina

“Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”.
Alberto Burri 

Era il 1995 quando Alberto Burri, artista, raccontava la nascita della sua grande opera concettuale il Cretto di Gibellina.
E Google Maps non esisteva ancora.

Valeria Morando oggi rivisita l’opera concettuale di Burri realizzata tra il 1984 e il 1989, che ha utilizzato la sua dialettica espressiva in un intervento di riqualificazione territoriale. Si tratta di uno dei rari esempi di Land Art in Italia ed è considerato una delle opere d’arte ambientali più grandi e importanti al mondo. Il Grande Cretto sorge sulle rovine di Gibellina, uno dei centri distrutti dal terremoto che nel gennaio del ’68 colpì la Valle del Belice in Sicilia. La potenza del terremoto distrusse completamente la città. La voglia di rinascita nacque dal Sindaco di allora che vide nell’arte la possibilità del riscatto sociale della città. Oggi la traccia di quella rigenerazione artistica nata, da una ferita, è ben visibile anche su Google Maps: l’opera d’arte (dopo l’avvento) della sua riproducibilità tecnica.

Di “Ri-Generazioni” abbiamo a lungo parlato nel seminario digitale organizzato da Studiowiki (per rivederlo clicca qui). La rigenerazione urbana ha a che fare sia con le relazioni sia con l’urbanistica. Una relazione bi-univoca che se funziona diviene leva per la riuscita di questi progetti anche a livello turistico. Pubblichiamo un contributo su questi temi di Aldo Buzio, consulente per progetti culturali.

Non mancano, su INova 35, gli approfondimenti sul turismo. Parliamo di outdoor: tra i segmenti di offerta che ha subito meno di altri i danni causati dalla pandemia. Ma l’outdoor non è uno soltanto e non è un segmento immobile. Come è cambiato e come sta cambiando rispetto ai suoi target e nei confronti delle aspettative dei visitatori? Una riflessione (e qualche esempio) nel pezzo di Sofia Luise. Infine, grazie a Enit, diamo notizia di una nuova partnership per lo sviluppo di una filiera turistica integrata con il settore agroalimentare. L’accordo rientra tra le attività di “Made4Italy” con il sostegno e servizi di consulenza dedicata alle PMI italiane.

Buona lettura!

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