Venezia da cinema

La mia esperienza da turista a Venezia si limita, ogni anno da quasi vent’anni, a un momento molto particolare: la Mostra del Cinema. La storica rassegna dedicata alla Settimana Arte – uno tra i festival internazionali più prestigiosi del mondo, oltre che il più antico – innegabilmente mette la laguna a dura prova. È impossibile pensare a Venezia senza prendere in considerazione l’impatto dell’overtourism.

Insieme al Carnevale (e, con tempi più diffusi, alla Biennale d’Arte), la Mostra del Cinema rientra tra i grandi eventi che stressano maggiormente la “tenuta” della destinazione: dalla logistica alla capacità delle strutture d’accoglienza, dalla sostenibilità al traffico sulle piattaforme informatiche.

La Fondazione La Biennale di Venezia (a cui fa capo anche la Mostra) offre diverse soluzioni per rendere il soggiorno degli ospiti più semplice, agevole e meno impattante. Le azioni sono rivolte in particolare ai visitatori con cui attiva un funnel di comunicazione diretto, quindi a tutti gli accreditati (che si tratti di addetti ai lavori, giornalisti, studenti o operatori del settore culturale). In questo focus sull’estate italiana della redazione INova (corredato come sempre dall’illustrazione di Valeria Morando, con un “Giro del mondo in 80 giorni”) cercherò di ripercorrere le criticità e le soluzioni che presenta un soggiorno a Venezia nel periodo della Mostra, dal punto di vista di un’accreditata stampa atrocemente affezionata e fedele alla rassegna.

Indice dei contenuti:

Casa dolce casa

Tornare alla Mostra per me è un rassicurante rito annuale. Casa dolce casa. Ma la questione della “casa” ha in realtà ben più di un risvolto amaro, nel periodo della Mostra. L’enorme flusso di visitatori da accogliere rende quello dell’alloggio l’aspetto più critico e complicato del festival.

La Mostra del Cinema si svolge al Lido: una lunga isola nello specchio di laguna davanti al centro storico, apprezzata ed elegante destinazione balneare. I punti nevralgici del festival (Palazzo del Cinema, Palazzo del Casinò, Hotel Excelsior, Movie Village e le principali sale) si concentrano in un perimetro ridotto e centrale del Lido. I prezzi degli alberghi, in tutta l’isola, nel periodo della Mostra sono inavvicinabili per i comuni mortali. I prezzi delle case in affitto diventano abbordabili adottando soluzioni spartane, come quella che ho trovato io: da anni divido con cinque amiche un ampio e centralissimo appartamento per abbattere i costi. Il mio giaciglio di fortuna è un divano letto ribattezzato Torquemada – finché la schiena lo permetterà. Ma Venezia val bene una cervicale infiammata: poter raggiungere in pochi minuti le sale e passare da casa a rinfrescarsi o mangiare un boccone tra una proiezione e l’altra sono comfort importanti, durante le impegnative giornate del festival.

Venezia palazzo del cinema giorno

Il problema è oggettivo: la capienza, al Lido, è limitata. Molti partecipanti alla Mostra scelgono di alloggiare a Venezia centro storico – un’opzione sicuramente più conveniente – che però comporta ogni giorno diversi spostamenti in vaporetto, con le inevitabili code e problemi di orario. Altri (eroici) affrontano addirittura trasferte quotidiane da Mestre, o da città limitrofe. Ho provato tutte queste alternative, negli anni, e la scelta è ricaduta sul divano letto.

Con tutta la buona volontà, c’è ben poco margine d’azione, in questo senso, per La Biennale. L’unico intervento di cui sia al corrente per facilitare la risoluzione del problema riguarda gli studenti universitari: i visitatori accreditati come studenti possono richiedere alloggi a tariffe vantaggiose presso le residenze universitarie convenzionate.

Per tutti gli altri, Torquemada. O, a mali estremi, l’affollato campeggio lidese – dall’altra parte dell’isola. Consigliato a chi ha una bicicletta e un buon tono cardiovascolare.

La biondina in gondoleta, tutti gli altri in vaporetto

Sia che si scelga l’opzione pendolare dal centro storico, sia che si alloggi al Lido, almeno due traversate in vaporetto da e per Santa Lucia toccano a tutti. A meno che non si opti per i taxi d’acqua, che fino al Lido costano quanto un biglietto per il concerto di reunion degli Oasis. Il gestore degli autobus dell’acqua e di tutti gli altri mezzi di trasporto veneziani è Actv: la loro app è comoda e funzionale. I vaporetti un po’ meno. Venezia ha tanti pregi, tra questi non c’è la facilità di spostamento.

La traversata dalla stazione a Lido Santa Maria Elisabetta costa poco più di nove euro col biglietto integrato vaporetto-bus, e dura una quarantina di (drammatici) minuti su mezzi prevedibilmente affollati. Ci si può consolare guardando fuori dal finestrino, certo. Ma tenendosene a debita distanza per evitare una boccata di laguna al primo motoscafo di passaggio.

Venezia vaporetto
Scatto dal vaporetto

La Biennale, da diversi anni, ha attivato con Actv una convenzione rivolta agli accreditati: nell’accredito è incluso l’abbonamento a tutti i bus del Lido e a una linea dedicata di vaporetto (MC – Mostra del Cinema, che copre la tratta Piazzale Roma – Zattere – San Marco). La convenzione è molto utile per i pendolari dal centro storico, ma con dei limiti: la linea è infatti solo pomeridiana e serale. Per chi deve assistere alle proiezioni stampa mattutine e alloggia a Venezia, la soluzione più conveniente resta l’abbonamento settimanale Actv.

Particolarità logistica: per una sfortunata coincidenza, il weekend clou del festival coincide quasi sempre con la prima domenica di settembre – data dell’annuale Regata Storica, in cui il Canal Grande viene chiuso per diverse ore. Provocando non pochi grattacapi ai pendolari.

Venezia Santa Lucia
Sorridi: ti aspettano 40 minuti di vaporetto

Sì, ma i film?

L’attuale gestore delle prenotazioni per gli spettacoli è Vivaticket, sia per il pubblico pagante che per gli accreditati. Fino al periodo pre-Covid gli accreditati erano obbligati alla prenotazione (con assegnazione del posto a sedere) soltanto per le prime. Dal 2020 in poi la prenotazione attraverso il sistema informatico è diventata obbligatoria anche per le proiezioni dedicate ai soli accreditati, e anche in assenza di posto assegnato.

Il grande volume di traffico nei giorni dell’apertura delle prenotazioni (scaglionati nel periodo precedente alla Mostra e durante) storicamente ha portato non pochi problemi. La tradizione, negli ultimi anni, prevedeva una giornata di ferie e tanta pazienza, per riuscire a prenotare gli spettacoli desiderati.

L’edizione 2024 ha visto un grande salto di qualità, in questo senso: per la prima volta da quando partecipo, il sistema non è andato in crash e la procedura ha richiesto ogni volta meno di mezz’ora. Questo scatto in avanti si deve, probabilmente, a una migliore gestione del sistema di turnazione da parte della Biennale: sono stati aperti turni anticipati per gli accreditati stampa, per la prenotazione delle sole proiezioni stampa, snellendo non poco il traffico in tutte le fasce orarie e senza penalizzare nessuna categoria d’accredito.

Una soluzione semplice e intelligente per un problema che sembrava irrisolvibile.

Venezia palazzo del cinema mostra
I fan di Lady Gaga accampati sul carpet dalla sera prima di “Joker”

Lasciare un’impronta, ma non di carbonio

La Biennale di Venezia si pone l’obiettivo della neutralità carbonica: punta a “ridurre e compensare l’emissione di anidride carbonica attraverso azioni mirate”, come viene comunicato via mail a tutti gli accreditati nei giorni precedenti alla Mostra.

Con questo obiettivo, coinvolge direttamente i visitatori in un’interazione online: per ritirare l’accredito al desk è necessario aver compilato il modulo della Neutralità Carbonica, inserendo le proprie credenziali di accesso.

Il modulo consiste in un questionario sui giorni di permanenza al festival, sui mezzi di trasporto utilizzati, sul domicilio durante il periodo della Mostra. Le informazioni raccolte dalla Biennale sono però ancora più specifiche, rispetto a questa “autovalutazione preliminare”: l’accredito viene scannerizzato a ogni accesso all’area, e, attraverso le prenotazioni e la notifica degli spettacoli effettivamente fruiti, l’itinerario dell’accreditato, una volta che arriva al Lido, può essere ricostruito con precisione millimetrica.

L’analisi di queste informazioni consente sicuramente una buona stima sull’emissione effettiva di anidride carbonica. Il tema è centrale, in una città come Venezia, in cui la parola sostenibilità assume una valenza d’eccezione. Una città in cui è impossibile, lanciando un ultimo sguardo al Canal Grande prima di ripartire, non pensare alla Venezia che muore cantata da Guccini.

Branding, gadget, merchandising

Il brand della Biennale è talmente forte e “autoevidente” da non aver bisogno di grossi sforzi o innovazioni. Quel leoncino inossidabile è sempre identico a sé stesso, onnipresente e parte del paesaggio urbano quanto i cartelli Rialto-San Marco. Sta bene su tutto. Al punto che, nel merchandising, quasi si sfiora la pigrizia.

Alla libreria del Palazzo del Cinema lo troviamo stampato su magliette (sempre uguali, con la sola variazione del numero dell’edizione), tote bag, articoli di cancelleria. E basta. La Mostra del Cinema propone gadget ripetitivi, a meno che non mi sia persa i fuochi d’artificio, in tempi recenti, perché ho smesso di farci caso.

La borsa della Biennale che viene regalata a tutti gli accreditati

L’unico articolo irrinunciabile – e a cui spesso, comunque, si rinuncia per problemi di spazio in valigia – è il monumentale catalogo della Mostra. Un tomo di grande formato con le schede di tutti i film presentati, pronto a diventare preziosa reliquia delle edizioni passate.

Quello del merchandising è sicuramente un aspetto su cui ci potrebbe essere un maggiore margine d’azione, abbandonando il classico per aprirsi a universi più creativi, freschi e contemporanei.

Conclusioni

La Mostra del Cinema è un grande evento in una città fragile, che fa del suo meglio per autoconservarsi. È anche un’esperienza unica nel suo genere, che negli anni ho consigliato a chiunque abbia avuto il buon cuore di ascoltare con pazienza i miei resoconti entusiasti.

È sfiancante, prosciugante, ogni volta diversa e irripetibile. È una bolla in cui, dopo tre giorni, ti sembra di aver sempre abitato: una dieta di tranci di pizza e di cinque-sei film al giorno sono in grado di far perdere la cognizione del tempo, quando non del sé.

È il rituale di fine estate italiana che dovete provare, almeno una volta.

E poi almeno altre due, cinque, dieci.

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