Una montagna sempre più viva e attrattiva dal punto di vista turistico, 365 giorni l’anno, in cui la tradizionale suddivisione tra le categorie “white” e “green” sfuma, per identificare due diversi prodotti stagionali all’interno di un sistema integrato che punta su un mix di paesaggio, ambiente, clima, sport all’aria aperta, ma anche enogastronomia, storia e cultura.
Lo registra il sondaggio che UNCEM, Unione Nazionale dei Comuni Comunità ed Enti Montani, ha lanciato lo scorso luglio, ponendo ai Comuni 15 quesiti e raccogliendo, tra agosto e settembre, 675 risposte da Sindaci e Amministratori locali di tutta Italia. E mentre a preoccupare oggi, e in prospettiva per la stagione invernale, è soprattutto la crisi energetica, i numeri dell’estate appena conclusa, la prima “post-Covid”, sono indubbiamente incoraggianti e segnano il ritorno dei turisti stranieri sulle Alpi e in Appennino e la crescita dei flussi “di prossimità” provenienti dalle aree urbane.
La soddisfazione dei Sindaci è piuttosto ampia: due terzi di loro hanno infatti confermato l’aumento degli arrivi e delle presenze sui propri territori rispetto al 2019 e, nel confronto costante con gli operatori turistici, hanno riportato commenti generalmente positivi da parte dei gestori delle strutture ricettive e di ristorazione.
«Il dato sulla soddisfazione per l’incremento dei numeri è certamente significativo, ma la tendenza alla crescita della montagna come destinazione turistica era già in atto da alcuni anni pre-Covid» ricorda Marco Bussone, presidente di UNCEM. «Gli arrivi da soli, inoltre, non bastano per “fare turismo”: bisogna piuttosto concentrarsi su come far crescere le presenze, le “notti dormite”, e sulla ricerca di strumenti per allungare la permanenza e la spesa dei turisti sui territori».
«Uno dei dati più interessanti su cui lavorare è poi la disponibilità dei Comuni a valutare l’introduzione di ticket per aree a pagamento, come sentieri, itinerari o aree pic-nic, ad esempio, per limitare gli afflussi, migliorarne la manutenzione e la fruizione e tutelare il territorio». continua Bussone. «La maggioranza dei Comuni montani ci sta lavorando o vorrebbe farlo e in alcuni contesti ci sono già validi esempi da cogliere»
C’è poi ancora tanto da fare per fare sistema, superare le logiche campanilistiche e creare, a livello di comprensori, dei veri sistemi turistico-sportivi integrati in cui l’accoglienza, i trasporti, le attività sciistiche e gli sport tradizionali e alternativi, l’intrattenimento e l’outdoor costituiscano insieme un’offerta in grado di attrarre una utenza eterogenea e multiforme tutto l’anno. L’interconnessione tra agricoltura, sport e turismo è il trinomio vincente che promuove le vallate e i beni agroalimentari d’eccellenza, genera flussi turistici, valorizza il paesaggio, tutela l’assetto idrogeologico, garantisce la nascita di nuove imprese, permette ai giovani di risiedere 365 giorni l’anno in montagna.
Se è vero che la montagna può ancora crescere molto in termini di numeri di arrivi, presenze e capacità di spesa dei turisti, italiani e stranieri, è quindi altrettanto vero che i Comuni devono lavorare insieme e che sono indispensabili formazione, attività di promozione, comunicazione e marketing, oltre che costruzione di politiche che vedano maggiore dialogo tra operatori privati, imprese, e sistema degli Enti locali. «Il tema del lavorare insieme è cruciale: non è pensabile vincere le sfide del turismo se non con una modalità intercomunale e occorre agire per facilitare il lavoro insieme» ribadisce Marco Bussone. «Anche in questo caso gli esempi virtuosi ci sono e possono essere replicati. Basti pensare ai casi in cui le aree montane riescono a lavorare in sinergia con le aree costiere di una regione, superando anche problematiche di overtourism».
Molto si può fare anche in termini di promozione, soprattutto tenendo conto della percezione non sempre positiva, da parte dei Comuni, delle campagne di promozione avviate da enti che a vario titolo si occupano di turismo. «Una strada da percorrere, ancora poco battuta, sarebbe quella di affidarsi a soggetti specializzati, esperti e competenti, come i tour operator, che possano aiutare i Comuni a organizzare l’offerta turistica e promuovere il territorio» conclude Bussone.
Una sfida sistemica, quindi, quella del turismo di montagna, che tocca tanti piani ma che può davvero portare in alto le destinazioni in grado di coglierla.