Un modo diverso di fare le cose: il tema di questo mese è l’innovazione, in tutte le fasi della comunicazione e della promozione turistica.
A farci da guida, l’Alice smarrita della nostra Valeria Morando: perdere e ritrovare la strada, pensare fuori dalla scatola, guardare alle regole e ai confini con occhi nuovi per inventare soluzioni in un mondo che cambia. O che vogliamo cambiare.
Ne parleremo, settimana dopo settimana, con addetti ai lavori della comunicazione turistica: dalla digitalizzazione, all’informazione alla promocommercializzazione, alla ricerca di rotte diverse per navigare il presente con uno sguardo al futuro.
Indice dei contenuti:
“Think outside the box”
Un’espressione dalla storia antica e con origini incerte. Il Cambridge Dictionary definisce:
to think imaginatively using new ideas instead of traditional or expected ideas
Imaginatively è la parola chiave. Non c’è un bel modo di tradurla senza usare una perifrasi. Fantasiosamente non soddisfa: rimanda alla rêverie, a un sogno ad occhi aperti che genera sensazioni, più che soluzioni. Il pensiero immaginativo è invece capace di riportare al reale le intuizioni creative, di applicarle all’interno di sistemi solo apparentemente rigidi.
Se oggi chiamiamo questo processo “pensare fuori dalla scatola”, si deve (forse) al problema dei nove punti. Un gioco enigmistico con precursori attestati già da metà ‘800, che apparve per la prima volta nella sua forma più nota sulle pagine di The Strand Magazine nel 1907.
La consegna è semplice: collegare tutti e nove i punti con quattro linee, senza staccare la penna dal foglio e senza toccare due volte lo stesso punto. Impossibile riuscire nell’impresa senza pensare fuori dalla scatola, allargando il focus oltre i confini del quadrato.
Nati per giocare
Gli uomini sono nati per giocare. Nient’altro. Tutti i bambini sanno che il gioco è più nobile del lavoro.
Cormac McCarthy, Meridiano di sangue
Non deve forse sorprendere che l’espressione più nota per definire un pensiero innovativo nasca da un gioco. Non esiste creatività, senza il divertimento: il lavoro è l’effetto collaterale necessario a rendere concreto ciò che si è soltanto immaginato, per poi tornare a sperimentarsi nello spazio del gioco.
E se giocare per noi è un verbo che appartiene alla sola sfera semantica dell’infanzia (con qualche incursione nello sport), in mondo anglofono to play si adatta con eleganza ad ambiti diversi della vita creativa adulta, dalla musica, alla recitazione, all’atto di fruizione in remoto dell’opera da parte dello spettatore.
Abbandonare l’abitudine al gioco significa rinunciare alla dimensione creativa. E perdere l’occasione di pensare fuori dalla scatola. Ma come si fa a incanalare l’energia generativa del gioco in soluzioni capaci di uscire dalle pagine di una rivista enigmistica?
Un modo diverso per fare le cose
O più modi diversi di fare le cose. Perché l’innovazione, la creatività e l’originalità si portano dietro rischi e resistenze. Che si parli di digitalizzazione, informazione o promocommercializzazione turistica, ogni trasformazione comporta un delicato lavoro di negoziazione tra istanze diverse.
Le relazioni umane sono un ingrediente fondamentale per accompagnare clienti e stakeholder su sentieri meno battuti, e per riuscire a comunicare l’impatto positivo di un cambiamento trovando insieme i giusti equilibri.
Quali sfide si incontrano, per esempio, nel proporre realtà aumentata e realtà virtuale nel settore turistico? Come si riesce a garantire un miglioramento dell’esperienza senza sostituire il contatto diretto con il territorio? O come evitare il rischio di un’eccessiva commercializzazione delle destinazioni, con un impatto negativo sulle comunità locali?
Seguite le prossime uscite di INova per leggere le risposte che abbiamo incontrato lungo il viaggio. Se nel frattempo lo Stregatto vi suggerisce spunti interessanti sul tema di questo mese, noi non vediamo l’ora di leggerli: scrivete alla redazione all’indirizzo inova@studiowiki.it.