Occhi, stelle, orecchie

Mi disturbano le moto e il loro rumore. Subito dopo le moto la grafica avvelenata e avvelenante. Ma le moto sono un problema da risolvere con urgenza. Comunque, come ho detto a Tommaso, mio figlio: “un giorno papà non ci sarà più e non potrà vederlo, ma tu sì. Ci sarai e lo vedrai. Anzi lo sentirai. Anzi sentirai che non lo sentirai più. E sarà bello. Il silenzio”. Lì mi sono fermato. Le moto così rumorose saranno vietate. Domani gli dirò anche della grafica. È giusto. È la stessa cosa. Dovrà lottare anche per quella, non solo più per le moto. Cerco di dare obiettivi facili, commisurati all’età, come si dice. Ha cinque anni. Ma su proposta della mia ex moglie ha una psicologa che si chiama Roberta, detta Roby. Credo di avere un grosso problema con il rumore delle moto, che gli ho trasmesso. Come Roby, il barista e l’amico, che a un certo punto della sua crescita, tra i 3 e i 4 anni, gli aveva instillato la paura dei negri. Non saprei, tipo un trauma. Con la grafica, alla fine puoi chiudere gli occhi, o girarti dall’altra parte. Un po’ decidi tu. Violenta, sì ma non troppo. Con le moto non puoi chiudere le orecchie. Non puoi mai chiudere le orecchie. Al massimo ti puoi proteggere le orecchie, con le mani. Ma non basta. E se hai i sacchetti della spesa? Impossibile. Almeno di non metterli a terra. Complicato. E non attutisce tutto. L’urto, l’urlo, il rutto del motore, della moto! Invece un occhio chiuso è un occhio chiuso. Protegge di più. Perché possiamo chiudere gli occhi e non le orecchie? Perché, anche aprendo gli occhi, non si vedono più le stelle?

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