Pensieri liberi di una art director in smartworking
I 10 giorni pre-lockdown avevano già fatto di me una smartworker di ritorno. Abituata a lavorare da casa per tanto tempo, il lusso di avere come meta il luogo di lavoro e condividere con altre persone la quotidianità, le idee, le soluzioni, mi piaceva e mi rendeva attiva.
La chiusura anticipata della scuola invece ha rimesso le cose “a posto”: io partita iva a casa, compagno con posto fisso a lavorare fuori.
Lavorare da casa ha sicuramente i suoi lati positivi ma un conto è lavorare in una casa vuota, un altro è farlo “con bambina” in casa, con le sue naturali necessità.
Ti ritrovi quindi a puntare la sveglia sempre prima, per approfittare di tempo extra. Ti ritrovi a ritagliare spazi lavorativi ovunque.
Ti ritrovi a fare telefonate chilometriche – anche dette conference call, che in inglese suona meglio (!) – con l’altoparlante attivato e il mestolo nel sugo, a fare brainstorming su Skype con la collega, controllando le mail, urlando alla figlia che non ha ancora iniziato a fare i compiti come aveva promesso, a rispondere nel frattempo a un’altra chiamata, a mettere in vivavoce e fare un’unica grande riunione crossover.
Stai sentendo? Non ho capito l’ultima parte! chi ha detto cosa? senza soluzione di continuità, tanto anche se è sabato, cosa avrai mai da fare? è vero. è già sabato!
In fondo però il nostro mestiere è sempre stato più o meno così, con idee che fluttuano, sedimentano, scalciano e escono a discapito di orari, luoghi e situazioni. Le idee se ne fregano del lockdown.
E anche le scadenze se ne fregano del lockdown.
Ora bisogna però pensare a fregarcene noi di questa narrazione da lockdown appena passato… – a questa visione ridotta a smartphone, sorrisi, tablet, famiglia, doverfareperfarvedere, social miele.
Nuovi modi, nuovi storytelling. Bella sfida contemporanea.
Lasciamo all’oggetto finestra la sua definizione, che non sia più il soggetto della comunicazione!
Apriamo lo sguardo e coltiviamo con l’esperienza. Si può fare, lo abbiamo sempre fatto. Abbiamo solo cambiato luoghi e tempi per un po’.
Se non “andrà tutto bene”, potrà andare a volte di merda, come prima, no? ah, la normalizzazione!
Nel frattempo comunque, anche in questa nuova formazione a distanza, abbiamo portato avanti lavori importanti, partecipato a concorsi internazionali (secondi due volte su due che neanche Toto Cutugno), fatto notti (questa cosa cambierà mai?) e messo a punto strategie di lungo respiro, rodati, coerenti, condividendo, vicini o lontani, energie creative ed emotive.
Alla prossima videoconferenza!