Turismo lento. Turismo slow. Si definisce così un nuovo modo di viaggiare. Slow non è solo un aggettivo, ma un modo di vivere le destinazioni attraverso una nuova esperienzialità che porta allo sviluppo di nuove narrazioni. Una nuova filosofia di visita che invita il turista a viaggiare in modo lento, sostenibile e che gli consente di vivere i luoghi, chi li abita e soprattutto gli permette di privilegiare l’itinerario piuttosto che la meta.
È slow una vacanza in agriturismo o in un relais immerso nella natura, alla ricerca del tempo giusto per godere del territorio e di panorami da non perdere. Un viaggio tra paesaggi incantevoli, perdendosi nelle tracce del tempo e nella storia. Alla scoperta degli antichi borghi e centri storici, immergendosi nelle abitudini e nelle tradizioni dei luoghi. Il turista slow predilige posti poco affollati immersi nella natura e nelle culture locali, luoghi in cui ha la possibilità di conoscerne le tradizioni, gli usi e i costumi.
È slow un turismo diverso rispetto a quello di massa e delle grandi città, alla scoperta del territorio e delle sue tradizioni. Un turismo lento per il proprio benessere fisico e psichico, in netto contrasto con i ritmi frenetici a cui oggi siamo sottoposti. Una filosofia di viaggio che permetta al turista di godere il lato più autentico della destinazione in maniera responsabile e consapevole.
Ma quando nasce lo Slow Tourism? Il nuovo approccio al viaggio si inserisce nel più ampio movimento Slow, un movimento culturale e gastronomico fondato nel 1986 da Carlo Petrini, sociologo, gastronomo, scrittore e attivista italiano. Nel 1986 Petrini diede vita a una protesta contro l’apertura di un ristorante McDonald’s in Piazza di Spagna a Roma che portò alla creazione di Slow Food.
Con il passare degli anni la filosofia Slow ha influenzato altri settori e si sono diffuse sempre più iniziative in ambiti molto diversi tra loro. Infatti, oltre allo Slow Tourism sono nate per esempio le Città Slow e lo Slow Design.
Honorè, nel suo Elogio della lentezza, afferma che la filosofia Slow può essere applicata in ogni campo della vita umana. “La filosofia dello Slow non è di fare tutto al ritmo di una lumaca. Si tratta di fare tutto alla giusta velocità. (…) Si tratta di qualità sulla quantità in tutto, dal lavoro, al cibo, all’essere genitori”.
Con il turismo Slow si esce dalla standardizzazione delle grandi mete, dal turismo di massa, per riscoprire luoghi, esperienze e condivisioni. L’obiettivo di questa esperienza di viaggio è lasciare ai turisti ricordi indimenticabili dei luoghi visitati. Nel turismo Slow il viaggio viene assaporato non solo perché vissuto lentamente, ma anche perché lento coincide con sostenibile, ricerca delle tradizioni, rispetto per le persone e per l’ambiente, coinvolgimento e scoperta dell’inaspettato.
Il turismo lento è quindi autentico perché permette di offrire prodotti non standardizzati, ma tipici e rappresentativi del luogo; contaminato perché consente l’incontro vero con chi vive il territorio; è sostenibile perché permette di vivere l’esperienza di viaggio, minimizzando l’impatto sull’ambiente. Infine, il turismo slow è anche emozionante poiché permette al turista di essere coinvolto all’interno di un’esperienza multisensoriale capace di regalare emozioni indimenticabili.
Con il 2020 e con l’emergenza sanitaria mondiale il movimento Slow ha coinvolto moltissimo il turismo, ridisegnando il paradigma del viaggio, si sono riscoperti i viaggi “lenti”, quelli di prossimità, quelli di riscoperta delle proprie radici, quelli religiosi e quelli culturali, il turismo outdoor e dei borghi.
Il combinato disposto tra la pandemia e l’affermarsi in tutti i campi della ricerca della sostenibilità, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 ha fatto sì che il turismo slow sia diventato a tutti gli effetti quello delle destinazioni umane e del viaggio a contatto con la natura, contribuendo al rilancio dei territori e delle economie locali.