Outdoor: turismo attivo trasversale

Trekking ed escursionismo, cicloturismo, turismo sportivo, ma anche ecoturismo e turismo lento: sono tante le anime del turismo outdoor, che oggi in Italia sta vivendo una fase di forte crescita, consolidandosi come una leva strategica per la valorizzazione del territorio e per lo sviluppo economico locale. Basti pensare che nel 2024 oltre 71 milioni di presenze e 11 milioni di arrivi nel settore open air, con un impatto economico stimato in oltre 8 miliardi di euro.

Indice dei contenuti:

“Camminare l’Italia”

A conferma della sempre maggiore rilevanza del settore, il CAI – Club Alpino Italiano si è fatto promotore di un grande evento nazionale: gli “Stati Generali del Turismo Outdoor – Camminare l’Italia: verso una visione comune”, a Venezia il 23 e 24 novembre 2024. La due giorni di lavori è stato un importante momento di confronto tra istituzioni, imprese e associazioni, con l’obiettivo di delineare linee guida condivise per la governance e la promozione del settore. Da qui, ma soprattutto dal lavoro di otto tavoli di lavoro tematici online organizzati dal CAI nelle settimane precedenti, è nato un ampio dossier di linee guida per lo sviluppo del turismo outdoor in Italia, consultabile online.

Foto di Enrico Ferri

Tanti i temi affrontati, tra cui comunicazione, itinerari tematici, digitalizzazione e sostenibilità, ma anche il miglioramento della governance degli itinerari escursionistici. In questa direzione andrebbe in particolare la creazione di un Tavolo di confronto permanente, annunciato dal Ministero del Turismo, con il coinvolgimento di Club Alpino Italiano, regioni e associazioni di categoria.

Gli esempi virtuosi di gestione e promozione di percorsi escursionistici a livello nazionale e internazionale non mancano, dal Cammino di Santiago in Spagna alla Via Francigena in Italia, per arrivare a destinazioni come Finale Ligure o Arco di Trento, che sono diventate punti di riferimento indiscussi per gli appassionati di outdoor. Questi modelli hanno evidenziato l’importanza di una pianificazione attenta, di investimenti infrastrutturali mirati e dell’integrazione tra turismo, comunità locali e tutela ambientale.

Camminare l’Italia

Verso un osservatorio nazionale dell’outdoor

Gli Stati Generali hanno messo in luce diverse sfide per il settore, tra cui la necessità di migliorare la manutenzione e la segnaletica dei sentieri, incrementare l’accessibilità per tutti, sviluppare strumenti digitali per la promozione e garantire la sostenibilità delle destinazioni.

“Resto fermamente convinto che serva anche un osservatorio nazionale che consenta di raccogliere in maniera scientifica e strutturata i dati sul turismo outdoor, senza dimenticare mountain bike, arrampicata e altre discipline” ha commentato in quell’occasione Antonio Montani, presidente del Club Alpino Italiano. “È necessario un cammino condiviso che ci permetta di aprire una nuova stagione, capace di riconoscere il lavoro di tutti gli operatori del settore, e dell’impatto economico che lo stesso genera sui territori. L’attenzione del Ministero è chiara e auspichiamo che la rete che stiamo creando si allarghi sempre più incontri anche con altri soggetti”.

Bikers, le Balze del Valdarno

Tra governance e comunicazione: la sfida della formazione

Da un lato ci sono l’esplosione della domanda di turismo outdoor e di prossimità come diretta conseguenza della pandemia e l’aumento dei Cammini e degli itinerari anche grazie a importanti investimenti pubblici. L’altra faccia della medaglia è però, in diverse regioni e molti territori, la scarsa preparazione di chi gestisce l’offerta – enti pubblici o privati – rispetto alle necessità specifiche del turista attivo.  

“C’è un gap che va colmato” spiega Alberto Renzi, destination manager, formatore facilitatore di network territoriali, che ha collaborato alla stesura del dossier Camminare l’Italia. “Le risorse pubbliche ci sono, ma servono progetti di maggior qualità che rispondano alle esigenze delle diverse tipologie di turista outdoor, dalle famiglie agli sportivi”.

Da qui nasce una delle sfide più attuali per il settore: la formazione.

Hiking a Finale Ligure

“Sono sempre più necessari profili professionali specializzati”, continua Renzi, che è anche coordinatore del Corso in progettazione e marketing  per il turismo outdoor di Accademia Creativa Turismo, giunto quest’anno alla quinta edizione. “Servono progettisti in grado di elaborare progetti per accedere ai finanziamenti, travel designer che possano ideare nuovi itinerari tematici, cammini e proposte di viaggio, ma anche esperti di marketing e comunicazione, che sappiano attivare i giusti strumenti multimediali volti alla promozione e alla fruizione sostenibile del territorio”.

Anche così si possono mettere a frutto le straordinarie opportunità che il turismo outdoor apre a tutti i territori: “Valorizzare il patrimonio culturale, paesaggistico e naturalistico del nostro Paese, destagionalizzare i flussi nelle destinazioni del turismo balneare e culturale per cui siamo più conosciuti nel mondo, contrastare lo spopolamento delle aree interne e rilanciarle: sono solo alcuni degli effetti positivi che possono essere innescati da una buona gestione del turismo outdoor”.

Un futuro sostenibile per il turismo outdoor

Oggi è sicuramente una stagione d’oro per il turismo outdoor: un turismo sostenibile, capace di coniugare la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale con lo sviluppo economico locale. Il turismo lento e a contatto con la natura rappresenta non solo un’opportunità di crescita per le economie locali, ma anche una risposta alle nuove esigenze dei viaggiatori, sempre più orientati verso esperienze autentiche e rispettose dell’ambiente.

La strada sembra dunque chiara: costruire un futuro in cui camminare in Italia diventi sinonimo di scoperta, inclusione e sostenibilità.

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