In scena a Rimini le mirabolanti imprese dell’industria turistica.
Reduci dall’ultima edizione, la 59esima, del TTG, a Rimini dal 11 al 13 ottobre scorso nei padiglioni dell’immensa fiera romagnola gestita da Italian Exhibition Group, proviamo a tirare due somme, assolutamente parziali.
Le ultime edizioni, quelle del ‘20 e del ‘21, hanno patito – e come avrebbe potuto essere diversamente? – la pandemia. Studiowiki non è stato presente nel 2020, e sicuramente non siamo stati gli unici. L’anno scorso, invece, pur ancora circondati da clima e numeri da piena pandemia, si iniziava a sentire una prima, timida voglia di ripartire. Quest’ultima edizione, anche senza guardare i dati ufficiali, con un +25% di operatori professionali presenti da entrambe le parti degli stand, restituisce un panorama dell’industria turistica in pieno fermento. Tantissimi gli espositori (2.200 ndr), le regioni italiane al gran completo, a rappresentare tante destinazioni, enti, associazioni, consorzi e tour operator impegnati nell’incoming verso il nostro Paese. Bellissima e colorata la partecipazione degli enti del turismo estero presenti (e non) in Italia. In questo caso eravamo nel campo dell’outgoing, ovvero rivolgere alla domanda interna, sia attraverso circuiti diretti, sia intermediati dai tanti buyer presenti, l’offerta dei Paesi esteri. E poi Enit, Rai Pubblicità, Trenitalia e altri primari player pubblici e privati dell’economia italiana, non solo del settore travel. Tra i tanti stand, non poteva passare inosservato, con un po’ di amarezza, quello di ITA AIRWAYS, la novella compagnia aerea non si sa quanto realmente di bandiera. Ma questa è un’altra storia.
Il tema era Unbound, senza vincoli. La vacanza è ormai una commodity alla quale nessuno vuole e può rinunciare. Il covid pare abbia dato nuovo rapido impulso a vacanze con sempre minori vincoli. Saltano le separazioni nette tra lavoro e vacanza, saltano le vacanze lunghe a favore di break più brevi nel corso dell’anno, saltano i temi e i segmenti di offerta rigidi, il culturale si fonde con il gusto e diventa slow, la natura si fonde con il relax e diventa benessere, saltano le offerte standardizzate. La domanda, le grandi OLTA, e così le destinazioni, chiedono agli operatori cancellazioni gratuite e annullamento del minimum stay, anche in altissima stagione. Solo per citare alcune delle tendenze emerse dai momenti di dibattito che siamo riusciti a seguire tra un incontro e l’altro. Poi, naturalmente, la sostenibilità e la spinta alla digitalizzazione, a cui fanno da temibile contraltare l’incertezza per la crisi energetica in corso e l’inflazione (speculativa e non), che non è altro che la sua naturale ed inevitabile nefasta conseguenza.
Tantissimi gli eventi, gli speech, le conferenze, i dibattiti, i seminari. Oltre 200 in tre giorni e sette arene. Forse troppi. Del resto, momenti come questo insegnano – e impongono – a scegliere. Non si può fare, vedere e seguire tutto e tutti. Il TTG è un mondo, è il mondo del turismo che va in scena, che guarda se stesso e che si fa guardare dagli altri. Tocca contribuire, tutti. Almeno tutti coloro che si sentono, a vario titolo, parte integrante – ma soprattutto integrata – a quel mondo. Ma ci vuole almeno una mappa. Bisogna prepararsi, con allenamento costante, con telefonate ed e-mail propedeutiche, con tutto l’armamentario della relazione commerciale, altrimenti il rischio di restare storditi e dispersi nel vorticoso gorgo della recita in cui non si sa interpretare il proprio ruolo, stando al proprio posto, quello giusto (anche quando si fatichi a interpretarne le coordinate), è dietro l’angolo. Non è una eventualità, è una matematica certezza. Insomma, il TTG non va sottovalutato, in tutti i sensi. È un posto per tutti, ma non è per tutti. Benché tutti, o più o meno tutti, si ostinino fermamente ad esserci, proprio perché “non si può non esserci”. E forse è vero. Al TTG bisogna andare, con convinzione, e partecipazione, dando il proprio personale contributo al successo di una manifestazione che ha successo.
Le migliaia di persone e i milioni e milioni di euro che ha mosso sono anch’essi nient’altro che turismo. Forse non molto sostenibile, ma questa, come quella di ITA AIRWAYS, è un’altra storia.