All’ICCO European Forum

Tra algoritmi, disinformazione, zone grigie e docce verdi

Il 10 giugno si è tenuto l’ICCO European Forum (iccopr.com), un’opportunità unica di confronto e discussione per i professionisti nel campo delle pubbliche relazioni. I temi trattati sono stati moltissimi, dalle intelligenze artificiali alle campagne di vaccinazione, ma tutti con un denominatore comune: la comunicazione di oggi e di domani. I diversi interlocutori hanno infatti stimolato un dibattito in merito al ruolo odierno dell’informazione e agli aspetti che andrebbero migliorati.

Comunicazione, agenzie PR ed Europa

ICCO (International Communications Consultancy Organisation) è un’organizzazione che offre un forum di scambio e di supporto al senior management delle società di consulenza per le pubbliche relazioni. A febbraio dello scorso anno ICCO è stata designata come partner ufficiale del Consiglio d’Europa, con l’obiettivo di aiutare a definire la policy europea in materia di informazione digitale e disinformazione.

In piena continuità con questo intento è stato organizzato l’European Forum, che si è aperto con l’intervento di Jürgen Gangoly, Amministratore Delegato di The Skills Group (www.skills.at) e di Yannik Meneceur, a capo dell’unità di Sviluppo Digitale del Consiglio d’Europa. Entrambi hanno rimarcato come le libertà di stampa, espressione e comunicazione debbano essere tutelate, tenuto conto anche del fatto che diversi paesi in seno all’Europa soffrono di mancanza di tali libertà. L’idea di partenza è che i settori pubblico e privato possano fare la differenza insieme, impattando positivamente sulla società in questi e altri settori. Gli ospiti del Forum hanno mostrato come ciò sia già possibile.

News: marchi di garanzia

Che dalla cooperazione di differenti soggetti possa nascere uno strumento di tutela dell’informazione di qualità lo dimostra The Trust Project, un consorzio internazionale di agenzie di stampa. Nel 2014, a fronte di un rilevato calo di interesse per le news e l’attualità, Sally Lehrman (fondatrice del progetto) e il suo team si sono chiesti cosa fare per garantire alle persone un accesso a giornali e media affidabili.

Sono stati quindi stilati 8 indicatori di fiducia (thetrustproject.org) che fissano uno standard di trasparenza a livello globale, per aiutare le persone a comprendere chi e cosa stia dietro una storia. Una policy per garantire accuratezza, correttezza e ammissione di responsabilità in caso di errori, ma anche per fornire informazioni sull’esperienza del giornalista o altri dettagli. Questi indicatori sono stati realizzati chiedendo direttamente alle persone cosa ritengano sia importante in una notizia e cosa può far guadagnare o perdere la loro fiducia.

Su principi simili si basa la piattaforma di giornali digitali Press Reader (www.pressreader.com), di cui ha parlato il Direttore Johannes Burke, rimarcando l’importanza di scegliere accuratamente le fonti. “Press Reader supporta le agenzie di pubbliche relazioni con un accesso a informazioni di alta qualità, attraverso una ricerca tra le migliori testate esistenti”.

Seguendo il discorso di Sally Lehrman, che ha segnalato come sia fondamentale avere una bussola per orientarsi nel mare di informazioni oggi esistente, è intervenuto anche Patrick Schober, Presidente della società di consulenza PRAM CZ. (www.pramcz.cz)

Le notizie che acquisiamo infatti non provengono solo dai mezzi a stampa, ma anche da internet e dai social network. “Dovremmo sempre controllare le informazioni che provengono da fonti indipendenti – ha affermato Patrick – effettuando un fact checking e condividendo notizie verificate. Per ottenere questo risultato è necessario però che le persone vengano educate, così da comprendere cos’è la disinformazione e quali rischi comporta. Questo viene generalmente fatto nelle scuole, ma sarebbe necessario anche per gli adulti”.

Posto che esistono delle responsabilità umane, cosa succede invece quando entriamo nella sfera delle tecnologie automatizzate?

Intelligenza Artificiale e gestione delle informazioni

A dare una definizione di AI e a stimolare il dibattito in merito al ruolo che essa gioca nel campo delle informazioni online è stata Christina Forsgaard, Fondatrice dell’azienda Netprofile. (www.netprofile.fi)

L’Intelligenza Artificiale fa quello che un computer non riesce a fare: la prima si è evoluta così in fretta da riuscire a svolgere azioni complesse che il secondo non è in grado di gestire. Ma si tratta di tecnologie con dei limiti, specialmente se raffrontate a noi esseri umani”.

Piccoli gesti come prendere un pomodoro per noi sono semplicissimi, ma per un robot guidato dall’AI è decisamente complicato. Pur rimarcando l’importanza e i grandi vantaggi che tali tecnologie portano e porteranno nella nostra vita, Christina ha anche sottolineato la controversia nell’utilizzo degli algoritmi nel mondo dell’informazione.

Gli algoritmi ci forniscono una personalizzazione dei contenuti, cosa che generalmente apprezziamo. Il rischio però è quello di creare una camera dell’eco, cioè una situazione in cui le informazioni e le idee vengono rafforzate e amplificate dalla ripetizione all’interno di un sistema definito. In un contesto di questo tipo mancano lo stimolo e il contrasto necessari ad avere una visione più completa dello scenario osservato”.

Del delicato rapporto con l’AI si occupa anche il Consiglio Europeo, attento a garantire la libertà di espressione sia offline che online. Yannick Meneceur ha puntualizzato: “La nostra priorità è gestire al meglio la trasformazione digitale anche attraverso una regolamentazione ad hoc, che non rappresenta la risposta a tutto, ma ovviamente conta. La situazione ideale sarebbe quella di una cooperazione tra organizzazioni internazionali, potremmo parlare di co-regulation. Ma la base di partenza è una corretta educazione tra le persone, affinché utilizzino e diffondano in maniera consapevole le informazioni”.

Ovviamente la corretta gestione dei contenuti non dipende solo dai singoli utenti, ma da coloro che li producono. In particolare su temi delicati come salute e ambiente.

Comunicazione ai tempi del Covid 19

Dal 2020 ad oggi tutti i media hanno trattato il tema del Coronavirus e dei vaccini, cosa che da un lato ha generato una positiva discussione pubblica ma dall’altro ha messo in luce il problema della disinformazione diffusa.

A discuterne è stata Heidi Larsson, Fondatrice del Vaccine Confidence Project, (www.vaccineconfidence.org) che monitora il livello di fiducia pubblico nei confronti dei programmi di immunizzazione. L’ente rileva dubbi e perplessità che si possono sollevare attorno all’argomento anche per definire eventuali rischi in termini di pubblica sanità, ad esempio un arresto delle campagne vaccinali. Oltre a strumenti specifici di analisi il Vaccine Confidence Project fornisce linee guida e informazioni utili, dialogando direttamente con le persone e rafforzando la loro fiducia.

Un lavoro delicato che svolge anche l’EMA (European Medicines Agency) (www.ema.europa.eu), come ha spiegato la Responsabile Comunicazione, Marie-Agnes Heine.“Dallo scorso anno abbiamo visto diffondersi molta disinformazione sul Covid 19 ed è diventata evidente la necessità di promuovere una corretta diffusione delle news, così che le persone possano prendere decisioni in maniera consapevole. All’EMA abbiamo attuato tutte le misure necessarie a garantire la massima trasparenza, anche attraverso una comunicazione semplice fatta di contenuti visuali e infografiche”.

Una comunicazione a portata di tutti passa anche attraverso i social network, di cui ha parlato Heidi Larsson: “Dovremmo incoraggiare le aziende di social media a monitorare le informazioni? La questione è complessa, perché se da un lato ci sono notizie evidentemente errate, esistono anche delle zone grigie e i social non possono togliere tutto. Bisognerebbe partire dalle scuole, attraverso spiegazioni approfondite e uno sviluppo del pensiero critico”.

Le azioni di massima trasparenza intraprese dall’EMA e dal Vaccine Confidence Project si rivolgono tanto ai singoli cittadini quando alle agenzie di pubbliche relazioni e alla stampa.

Durante il forum sono stati rilasciati due articoli interessanti proprio in merito alla responsabilità che questi soggetti detengono, e su come comunicare in maniera corretta gli sviluppi della situazione pandemica.

I link per approfondire:

– Affrontare il COVID-19 richiede un piano per comunicare, non solo per vaccinare (leggi l’articolo)

– Internews lancia “Parliamo di vaccini”, un corso completo di e-learning per giornalisti (leggi l’articolo)

 Uno sforzo comune per la società e l’ambiente

Il Forum si è quindi concluso con l’intervento di John Brown, CEO di Don’t Cry Wolf (dontcrywolf.com), agenzia che supporta la comunicazione di quelle aziende interessate ad avere un ruolo che vada oltre il profitto economico e che investono le proprie risorse anche per innescare un cambiamento positivo sul mondo. Sia esso politico, sociale o ambientale.

Il dibattito sulla crisi climatica è ampiamente diffuso: il nostro obiettivo è quello di ampliare la conoscenza sul tema aumentando la fiducia nei confronti di fonti affidabili e fornendo alle persone gli strumenti più utili per partecipare in maniera consapevole al dibattito” ha affermato John Brown che ha chiuso il discorso con un riferimento al green washing, cioè quella strategia di comunicazione adottata da imprese o istituzioni allo scopo di costruire un’immagine positiva di sé sotto il profilo ambientale, senza il supporto di reali risultati circa il miglioramento dei processi produttivi adottati o dei prodotti realizzati.

È prioritario che le aziende evitino il green washing, ma affinché ciò sia possibile bisogna partire da contenuti verificati e corretti, affrontando l’idea alla fonte e dialogando con i livelli manageriali. D’altra parte sempre più consumatori si aspettano che i brand facciano un passo in avanti nell’impattare concretamente e positivamente sulla società, non è una cosa che le aziende possono ignorare”.

Potremmo riassumere i diversi argomenti trattati durante il Forum con una parola: consapevolezza.

È di prioritaria importanza che i fruitori di media tradizionali e online possano accedere a informazioni di qualità e discernere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, così come è responsabilità di aziende e governi fornire gli strumenti adatti a raggiungere questo scopo. E una cooperazione tra pubblico e privato sembra essere la strategia vincente per vincere la sfida di un’informazione di qualità e permettere alle persone di maturare una più ampia visione del mondo.

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