Monitoraggio on line e rassegna stampa, due strumenti oltre la semplice reportistica

rassegna stampa

Secondo il “Digital 2021 Global Overview Report” di We Are Social e Hootsuite, nel 2020 gli utenti dei social media sono aumentati del 13% (490 milioni di persone in più rispetto al 2019), arrivando a circa 4,20 miliardi di utenti “social” nel mondo. L’utente medio trascorre circa 7 ore al giorno online e fa un uso massiccio del web e dei social come strumento d’informazione, per ricercare brand e fruire di contenuti testuali, video e audio.

Nel 2020, infatti, i settori della comunicazione e dell’informazione, soprattutto quelli che riguardano la carta stampata, si sono dovuti adeguare a questa svolta digitale, trasferendo sempre più strumenti e contenuti sul web.

Una rivoluzione che ha coinvolto anche la rassegna stampa, uno degli strumenti più importanti all’interno delle strategie di comunicazione, che permette di monitorare la propria brand reputation e awareness e avere un feedback del lavoro svolto dal proprio ufficio stampa.

La rassegna stampa, un tempo elenco cartaceo dei ritagli degli articoli pubblicati dai giornali, oggi è qualcosa di più. Oggi si fa anche attraverso la radio, la televisione, il web, i blog e i social.

L’aumento continuo delle fonti di informazione online ha reso necessario estendere l’azione di una buona rassegna stampa alle numerose fonti digitali. Per esempio, uno strumento come la banca dati giornalistica si è trasformato in una media list in costante aggiornamento di canali, giornalisti e opinion maker, che permette di identificare e contattare coloro che diffondono l’informazione e impattano sulla brand reputation. Un archivio non include solo giornalisti, ma anche influencer e blogger, che hanno acquisito nel tempo un’autorevolezza tale da essere inseriti fra le maggiori fonti di informazione.

Le testate online e i blog stanno occupando una posizione sempre più rilevante e chi gestisce questi portali di informazione inizia ad avere un’influenza notevole sui lettori.

Due esempi di due grandi aziende che, alcuni anni fa, hanno tenuto un approccio differente alle reazioni del web rispetto alla propria brand reputation. Nel 2014 Moncler fu accusata dall’inchiesta tv di Report di maltrattare e sfruttare le oche per la produzione dei famosi piumini. La sera stessa della messa in onda, la notizia è uscita dagli schermi televisivi ed è approdata direttamente sui social, sui quali ha avuto un’enorme risonanza mediatica. La mattina dopo però sui giornali tradizionali non vi era quasi nulla riguardo questo argomento delicato, ma la rassegna stampa aziendale di Moncler non avrà potuto non considerare l’impatto del web e dei social sulla propria brand reputation. Cosa ha fatto Moncler? L’azienda ha deciso di non controbattere alle accuse e ha pubblicato sul proprio sito un breve comunicato stampa di smentita, nel quale annunciava di voler andare per vie legali.

Osserviamo invece il caso Barilla: le sfortunate dichiarazioni di Guido Barilla sulle nozze gay al programma radiofonico La Zanzara hanno scatenato un boom di menzioni sul web, che hanno portato il presidente del gruppo a scusarsi personalmente e ad avviare un efficace piano di recupero della reputazione che in pochi mesi ha rifatto guadagnare consensi all’azienda. Barilla rispetto a Moncler è riuscita a capire (con anticipo) l’importanza che hanno le menzioni sul web nei confronti della brand reputation ed è riuscita, attraverso un’operazione di monitoraggio online, a studiare una strategia efficace per riacquistare credibilità tra i consumatori.

Il monitoraggio online ha reso più semplice il reperimento immediato degli articoli ma anche se le notizie vengono raccolte in modo rapido, è comunque più difficile rintracciare le informazioni rilevanti per via della grande quantità di dati emessi.

Per questo sono sempre di più i siti che offrono servizi che consentono ricerche tematiche o per parole chiave su qualsiasi tipo di contenuto presente sul web. Google addirittura ha reso disponibile gratuitamente agli utenti di Gmail il servizio “Google Alerts” che permette di creare degli “avvisi su misura” (che arrivano via mail) rispetto a specifiche parole chiave che è possibile impostare prima. Un altro mezzo molto utile per fare una rassegna stampa personalizzata è Talkwalker, uno strumento che permette di impostare dei termini di ricerca e monitorare gli effetti delle proprie campagne di comunicazione. La piattaforma offre risultati anche sotto forma di grafici, in modo che nel tempo sia chiaro l’andamento delle proprie campagne; inoltre offre la possibilità di fare una ricerca suddivisa per paese, lingua, contenuto e il tipo di dispositivi con cui i contenuti sono visualizzati. Oltre a Google Alerts e a Talkwalker, sono nati moltissimi servizi di ricerca e monitoraggio web, progettati per trovare articoli online in modo intuitivo. Tra i siti più famosi, specializzati in rassegna stampa e monitoraggio web, che offrono servizi personalizzati, ci sono Mimesi, PressLine e PressToday.

Esistono però anche dei servizi alternativi da poter utilizzare che, se usati in modo creativo, possono risultare molto utili per fare una rassegna stampa. Due strumenti interessanti sono Edicola Italiana e Press Reader. Queste piattaforme sono edicole digitali che vendono online quotidiani e riviste, attraverso formule varie di abbonamenti. Strumenti che hanno motori di ricerca interni che permettono di trovare, tra le notizie di tutti i giornali a catalogo, i termini a cui si è interessati.

Il web, i new media e la pandemia sono un combinato disposto che sta velocizzando il rinnovamento di tutto il settore della comunicazione, compreso il ruolo dell’ufficio stampa; per questo le aziende devono riuscire a rimanere al passo con i tempi, utilizzando il web e tutti gli strumenti necessari per monitorare nel modo migliore la considerazione e il posizionamento che il proprio brand ha nella mente del consumatore.

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