Cinema e turismo: la settima arte in viaggio

Il cinema, forse in maniera ancora più forte rispetto ad altre forme d’arte, ha la capacità di creare connessioni tra un luogo mostrato sullo schermo e un’emozione. È piuttosto comune sentire legami emotivi con angoli di città che non abbiamo mai visitato perché fanno da cornice a una scena significativa di un film che amiamo: è da quei legami che nascono i desideri. L’immaginarsi , oltre la fantasia proiettata sullo schermo. O forse, al suo interno.

Un desiderio può trasformarsi in un viaggio: questo l’hanno capito bene anche le istituzioni. La Legge Cinema e Audiovisivo, entrata in vigore nel novembre 2016, riconosce la settima arte come un’attività di interesse generale, utile a promuovere il nostro Paese anche a fini turistici. Nel 2017, attraverso un protocollo di intesa sottoscritto dalle Direzioni Generali Cinema e Turismo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, è nato il portale Italy for Movies, che in stretta collaborazione con l’Associazione Italian Film Commissions lavora per accrescere il grado di attrattività e visibilità dei nostri territori in chiave audiovisiva.

Il fenomeno del luogo visitato perché l’ho visto in quel film è talmente diffuso da aver richiesto il conio di un neologismo: cineturismo. Ma il cinema ha da sempre assolto, spesso inconsapevolmente, alla funzione della promozione turistica. La seconda tappa del viaggio bimestrale di INova tra arte e turismo è una piccola mappa immaginaria e dell’immaginario: luoghi resi iconici sul grande schermo in maniera spontanea, a volte incidentale. E decisamente fortunata per il territorio.

Indice dei contenuti:

È soltanto una scala

Nemmeno così bella. Anonimi gradoni di cemento incastonati tra i palazzi, che collegano Shakespeare e Anderson Avenue alla West 167th Street, a New York, nel Bronx. Un distretto di per sé non particolarmente turistico, anzi stereotipicamente associato nell’immaginario a un alto tasso di criminalità.

Eppure a più riprese, negli ultimi anni, i residenti hanno avuto motivo di lamentarsi del continuo flusso di turisti intenti a scattare selfie acrobatici sugli scalini, rendendo il passaggio impraticabile. Gli assembramenti hanno portato a un intervento del 14° distretto congressuale di New York: la cortese richiesta di non sostare in posa per garantire l’accessibilità della scala.

Turisti in posa sulla scalinata, Wikicommons.

Ma cosa ha portato la West 167th Street Step Stairs a far pigiare i turisti come il Ponte di Rialto in una domenica d’agosto? La colpa è tutta di Todd Phillips, che nel 2019 ha capovolto il mondo dei cinecomics con il suo Joker d’autore, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Joaquin Phoenix – Arthur Fleck percorre la scala più volte nel corso del film, fino all’iconica discesa a passo di danza sulle note di Rock and Roll Part 2 di Gary Glitter.

Provate a resistere alla tentazione di imitarlo, quando passate da New York.

Una Terra di Mezzo molto lontana

Nei primi anni Duemila, Peter Jackson firma i tre kolossal tratti dal capolavoro fantasy di Tolkien Il Signore degli Anelli. A distanza di un quarto di secolo, il fandom della trilogia è ancora accanito e attivissimo: quello di Lord of the Rings è un fenomeno di cultura di massa con pochi termini di paragone nel nuovo millennio (uno lo incontreremo nel prossimo paragrafo).

A beneficiare del successo dei film non è stato solo il botteghino. Peter Jackson è stato insignito del New Zealand Order of Merit nel 2002 e ha ottenuto un cavalierato dal governo nel 2010: la Nuova Zelanda ha delle buone ragioni per rendere omaggio al suo illustre cittadino, che da sempre si è impegnato a dislocare le produzioni nel proprio Paese d’origine.

Dopo il grande successo mondiale del Signore degli Anelli, il remoto Stato insulare dell’Oceania ha visto un’impennata nell’afflusso turistico: la Contea degli hobbit è diventata meta di pellegrinaggio, per i fan della saga. E poco importa che l’opera di Tolkien rimandi a un medioevo fantasy d’immaginario e ambientazione nordeuropea: la luce proiettata sullo schermo è quella che resta negli occhi. Il paesaggio naturale incantato, il verde dei boschi, una Terra di Mezzo più vera di quella immaginata.

“Hobbiton”, il set del “Signore degli anelli”, oggi sito turistico vicino a Matamata. Wikicommons.

Provando a fare una veloce ricerca su Google, anche solo tra le pagine in italiano, si trovano diverse agenzie di viaggio che ancora oggi propongono pacchetti tematici agli appassionati: alzi la mano chi vuole unirsi alla Compagnia dell’Anello.

Appuntamento al binario nove e tre quarti

Londra non è nuova a ritratti indimenticabili sul grande schermo, entrati a far parte della cultura pop. Se in qualche ben celato album fotografico conservate ancora uno scatto davanti al Notting Hill Bookshop, non siete soli/e: le commedie romantiche ambientate a Londra mietono vittime tra i viaggiatori più insospettabili.

Ma il ciclone intergenerazionale di Harry Potter ha dato vita a partire dagli anni Duemila a un fenomeno turistico di proporzioni completamente differenti. Partorito dalla penna di J. K. Rowling, il maghetto adolescente ha visto l’espansione di un fandom tra i più agguerriti degli ultimi trent’anni grazie alla lunga saga cinematografica, che ancora infesta i palinsesti invernali in prima serata come un fantasma dei Natali passati di dickensiana memoria.

E London calling, ancora una volta. C’è solo l’imbarazzo della scelta, per il turista Potterhead: dagli studi cinematografici, ai set, ai luoghi più amati delle avventure dell’apprendista stregone millennial. Nessun Grifondoro che si rispetti si lascerebbe sfuggire l’occasione di uno scatto alla stazione di King’s Cross, abbarbicato al carrello portabagagli che sparisce nel muro. Un prop installato con lungimiranza dall’amministrazione locale per simulare l’accesso invisibile al binario nove e tre quarti: espresso per Hogwarts, ultima chiamata.

Binario 9 3/4, King’s Cross, Londra. Wikicommons.

Arancini di casa nostra

Concludiamo il nostro viaggio in Italia, con una case history particolarmente interessante citata nel saggio Cinema e turismo. Dalle Film Commission alle strategie di promozione del territorio (Andrea Lolli, Carocci, 2023). Tra il 1999 e il 2021 è andata in onda sulla Rai la serie TV di grande successo Il Commissario Montalbano, tratta dai romanzi di Camilleri.

Inizialmente le amministrazioni locali non accolsero l’idea con particolare calore: temevano che il progetto potesse rafforzare i pregiudizi sulla Sicilia. Ebbe l’effetto opposto. La provincia di Ragusa vide un balzo di presenze turistiche superiore alla crescita percentuale dell’intera Regione, durante i primissimi anni di programmazione.

Nel 2014 venne prospettata l’ipotesi di trasferire il set in Puglia e l’atteggiamento dell’amministrazione locale si era trasformato in maniera così radicale che si decise di utilizzare i fondi della tassa di soggiorno per sostenere la produzione e mantenerla sul territorio. Una scelta corretta, per quello che si era rivelato uno strumento di promozione turistica più efficace di qualsiasi spot.

Uno spot fa senza dubbio del suo meglio, per innescare nello spettatore un legame emotivo con il prodotto che mostra. Il cinema, invece, ci riesce.

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