Quando ci troviamo a dover analizzare ciò che accade quando affrontiamo una tragedia, ci rendiamo conto che viene smossa la quotidianità, distruggendo le cristallizzazioni e spingendo tutto in avanti.
È quello che è accaduto in seguito alla pandemia, che sotto diversi punti di vista in pochi mesi ci ha portato avanti nel tempo di almeno dieci anni. Le sfide che ne derivano, nel campo della comunicazione a livello turistico e culturale, sono molteplici.
Il processo di digitalizzazione, protagonista di una crescita esponenziale in ogni settore negli ultimi due decenni, aveva già iniziato a farsi strada nel settore del turismo, ma il 2020 ha segnato una battuta d’arresto del settore talmente forte da costringerci a riconsiderare la nostra concezione di turismo.
La definizione di turismo analogico, il turismo vissuto sul territorio, fatto di emozioni ed espressione della comunità, trova d’accordo chiunque abbia vissuto la vita in maniera analogica.
Ma come ragionano coloro che oggi definiamo la Generazione Z? Come vivono quest’epoca, e soprattutto, come vivranno il turismo negli anni che verranno?
La comunicazione dovrà essere in grado di abbattere il divario generazionale che contraddistingue quest’epoca storica, tenendo conto di avere a che fare con un pubblico incredibilmente eterogeneo, formato da diverse fasce d’età che interagiscono e interagiranno con la quotidianità in maniera differente.
Sarà compito della comunicazione educare a una nuova forma di turismo, insegnando al viaggiatore come vivere i prossimi anni da turista in maniera differente rispetto a come era abituato. Non solo, una sfida ancora maggiore per la comunicazione sarà riuscire a prevedere i risvolti futuri e saper gestire il cambiamento in un’epoca già così complicata.
Per quanto riguarda l’Italia, l’opportunità più importante da cogliere è quella del Made in Italy, ragionando su un nuovo turismo che dia più enfasi alla storia e ai valori del Paese, per esempio valorizzando l’arte e i musei con un adeguato utilizzo delle piattaforme digitali e dell’intelligenza artificiale, cosa al momento non avvenuta in modo efficace. Secondo una ricerca sull’innovazione digitale nei beni e nelle attività culturali di qualche tempo fa, nel 75% dei musei italiani continua a mancare un piano di comunicazione per l’innovazione digitale.
Sarà importante riuscire a costruire infrastrutture digitali solide che permettano una sapiente diffusione dei contenuti, ma sarà altrettanto importante che le destinazioni e gli attrattori quali musei e organizzatori di eventi artistici e culturali producano contenuti di qualità da veicolare su quelle piattaforme.
In un mondo tutto da riplasmare, la grande sfida della comunicazione sarà riuscire ad abbracciare tale contaminazione dei contenuti, editoriali e pubblicitari, e riuscire a declinarli in funzione delle diverse piattaforme sulle quali atterreranno. Dobbiamo essere in grado di costruire contenuti per le piattaforme perché sempre di più serviranno strumenti come l’intelligenza artificiale e l’ lnternet of Things. Dobbiamo essere pronti perché si tratta di un futuro più vicino di quanto si possa credere.