Dieci episodi video per promuovere Ravenna attraverso gli occhi di cinque ragazze di diverse nazionalità e culture, che per motivi di studio hanno scelto questo territorio come spazio di crescita professionale e umana. Animali, suoni, superfici, mare, alberi, spiagge, colori, murales, onde, parole: attraverso i 10 itinerari tematici, come in un mosaico, le impressioni, le visioni e i racconti delle ragazze hanno dato forma all’immagine di Ravenna, luogo di ispirazione e attrazione culturale, dove storia, arte, natura e innovazione si intrecciano, offrendo un’esperienza di vita unica.
È questa la web serie “Ravenna” prodotta dal Comune di Ravenna, con il coordinamento del Servizio Turismo, la direzione creativa di Studiowiki e la regia di Samuele Wurtz, e con l’ampio coinvolgimento della Città, a partire dalla stretta collaborazione con il CdS internazionale I-CONTACT – International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage, Dipartimento di Beni Culturali, Università di Bologna.
Una modalità sperimentale, ambiziosa e innovativa di approcciarsi alla comunicazione e alla promozione turistica, con un prodotto editoriale di valore. Ne abbiamo parlato con Maria Grazia Marini, dirigente del Servizio Turismo del Comune di Ravenna.
Partiamo dall’inizio. Perché Ravenna ha scelto di raccontarsi proprio attraverso il format della web serie?
Abbiamo accolto prontamente la proposta di realizzare una web serie, nella convinzione che la serialità sia una delle cose che più contraddistingue la creatività dei nostri giorni. Ormai le serie televisive ci accompagnano nel tempo libero e spesso raggiungono il livello di grandi opere cinematografiche. È qualcosa che ci riporta alle origini della narrazione, al bisogno di avere continuità, ripetizione, ma anche sempre qualcosa di nuovo: sono questi, in fondo, gli elementi base della serialità, a partire dalla narrazione orale antichissima per arrivare al romanzo moderno. In questo senso la web serie è stata per noi una sfida molto interessante da cogliere.
Il punto di vista della narrazione è quello di cinque giovani donne, di diverse nazionalità, che hanno scelto Ravenna per vivere e studiare. Da cosa nasce questa scelta, sicuramente non comune?
L’idea dei protagonisti della web serie nasce da due elementi. Il primo è cercare, appunto, un punto di vista diverso, alternativo. Ho seguito produzioni video per tantissimi anni, quindi per me la sfida era riuscire a trovare un punto di vista ancora diverso, che non fosse quello istituzionale e nemmeno quello dei locals, che avevamo già esplorato in passato, ma che potesse portarci una nuova freschezza, un nuovo modo di vedere la città.
Il secondo elemento è legato alla consapevolezza della presenza in città di un popolo di persone molto giovani che scelgono Ravenna come sede della propria formazione. Ravenna è una città universitaria, anche se non coi numeri delle grandi città universitarie – il campus di Ravenna dipende da quello di Bologna – ma ci sono da diversi anni alcuni corsi di laurea molto legati a quella che è l’essenza di Ravenna, come Scienze ambientali, che è stato il primo corso di laurea che si è installato qui, seguito subito dopo da Conservazione dei Beni Culturali, che è stato una sorta di filiazione dei corsi in studi bizantini che si tenevano a Ravenna quando ancora il campus non c’era.
Oggi ci sono alcune migliaia di studenti che girano per le nostre strade, che frequentano le nostre aule, che vivono la nostra città, e tanti di questi vengono dai paesi più lontani, perché queste lauree sono internazionali e richiamano studenti dai 5 continenti. Incontrandoli ogni giorno sorge spontaneo chiedersi come vivono Ravenna e quanto Ravenna riesca ad essere ospitale per loro, che, in fin dei conti, sono come turisti, che però, per motivi diversi e soprattutto per un periodo di tempo ben più lungo, visitano la città, vivono la città, vedono la città. E sul tema del vedere la città, c’è un’evocazione letteraria straordinaria che è quella di Borges, con la storia del guerriero Droctulfo, che arriva per conquistare Ravenna e dalla città viene a sua volta conquistato. È proprio dalla ricerca di un punto di vista diverso che è nata la ricerca delle protagoniste.
Un punto di vista femminile, quindi. Una scelta voluta?
In realtà inizialmente la selezione dei protagonisti della web serie non era preclusa ai ragazzi. La scelta di cinque giovani donne alla fine è stata casuale, ma ha dimostrato la potenza dello sguardo tutto femminile. Queste ragazze vengono da tanti paesi, sono ragazze libere, che viaggiano, che studiano, che si formano.
Ed è anche questa una nota straordinaria: in un mondo che tende a costruire a barriere, queste ragazze le barriere le vogliono abbattere, i confini li attraversano continuamente e vogliono lavorare in ambito internazionale, perché sono studentesse del Corso di Laurea in cooperazione internazionale e diritti umani. E sono loro che ci hanno restituito questo sguardo sulla città. I luoghi sono sempre gli stessi, noi che viviamo e lavoriamo a Ravenna li conosciamo bene. Ma farli raccontare da Noran che viene dall’Egitto, Carolyne dal Ghana, Anna dalla Crimea, Haimanot dall’Etiopia e Francesca, dalla nostra Italia – che oltre ai loro sguardi ci hanno portato anche il loro vissuto – ci ha fatto pensare a quando Ravenna era davvero il centro del mondo. Ed è questo il motivo per cui tanta bellezza ancora risiede qui: perché, in un momento preciso nella storia dell’Europa antica, Ravenna è stata la capitale dell’impero, il luogo in cui si incontravano tutte le persone che venivano da questi stessi paesi di oggi.
Ecco, quindi, che ne è scaturito uno sguardo nuovo, l’attestazione nuova di ricchezze che sono qui da millenni e che qui continuano ad essere splendidamente conservate, viste però dagli occhi di queste nuove viaggiatrici nel mondo.
Se è vero che i luoghi di Ravenna ripercorsi dalle protagoniste della web serie sono quelli spesso più classici, conosciuti e riconoscibili, della città, c’è qualche elemento in grado di sorprendere anche lo spettatore più evoluto?
Credo che a stupire possa essere soprattutto lo sguardo gentile delle ragazze. Queste giovani sanno di essere ospiti, sanno di essere in transito. Hanno una gentilezza, una delicatezza nell’approcciarsi a noi, che dovrebbe essere insegnata, condivisa, sparsa, e di cui oggi c’è veramente molto bisogno.
Forse perché sono tutte ragazze molto giovani, che vengono da situazioni geograficamente molto diverse, molto distanti, comunque molto particolari, o semplicemente perché sono così loro, o il fatto stesso che abbia accettato di aderire al nostro progetto. Sicuramente però si sono fatte portatrici non soltanto della bellezza che hanno visto e che ci hanno aiutato a restituire, ma anche di questa delicatezza e gentilezza, che dovrebbe diventare una sorta di vessillo, di bandiera, di modalità di porci nel mondo.
A questo proposito, mi torna in mente anche un grande studioso dei mosaici ravennati, monsignor Giovanni Montanari, che sosteneva che è la grandezza dell’arte che può salvare il mondo, che può essere il contrasto alla violenza, addirittura alla guerra. È un modo di intendere l’arte che va oltre il tema del turismo.
Così come si lega alle parole di Misha, giovane artista proveniente dalla Macedonia, che frequenta l’Accademia del Mosaico e ci racconta il mosaico, in dialogo con Carolyne, come un modo per “mettere ordine nel caos”. Da uno dei luoghi che un tempo faceva parte dell’Impero ed era connesso con Ravenna, anche questo ragazzo, con il suo sguardo fresco ci racconta della necessità di tenere insieme tutti i pezzi, tutti i frammenti, dell’aver bisogno prima di rompere e poi di ricostruire qualcosa di addirittura superiore.
E così, attraverso il racconto delicato di cinque giovani donne, la web serie “Ravenna” fa molto più che promuovere il turismo, ma ci invita a immaginare un mondo diverso.
Uno sguardo gentile e consapevole, capace di attraversare confini geografici e culturali, ci mostra Ravenna come un luogo di incontro, crescita e trasformazione e ci consegna non solo l’immagine di una città, ma un messaggio per il mondo: quello di un futuro in cui, attraverso la gentilezza e la bellezza, possiamo davvero mettere ordine nel caos e creare nuove connessioni, umane e culturali, in grado di superare ogni barriera.