Un settore che sta letteralmente plasmando il nostro futuro, ogni aspetto della società, del lavoro, delle cause sociali, arrivando perfino a toccare la sfera della salute mentale: è la Creator Economy, a cui Adobe ha da poco dedicato lo studio “Future of Creativity”. L’indagine è stata condotta in particolare in Stati Uniti, UK, Spagna, Germania, Francia, Australia, Corea del Sud e Brasile, ma i risultati sono sicuramente interessanti e significativi anche per noi.
Partiamo dal dato quantitativo nudo e crudo: dal 2020 oltre 165 milioni di creator digitali hanno fatto il loro ingresso in questo settore. Siamo arrivati a 303 milioni a livello globale. Una crescita davvero esponenziale, in cui a fare la parte del leone sono indubbiamente i Millenial, che rappresentano oltre il 40% del totale. Una persona su 4 è un creator che contribuisce a popolare gli spazi online. Designer, fotografi, registi, illustratori, semplici appassionati di un particolare ambito di interesse. Solo il 14% di loro sono influencer.
Un dato estremamente interessante è dato dalle motivazioni e dalle aspirazioni che spingono a intraprendere questo percorso professionale. Quasi la metà dei creator, infatti, ha come obiettivo principale la possibilità di esprimersi liberamente, di fare qualcosa di divertente e di esplorare le proprie passioni e i propri interessi. Meno di un terzo di loro è motivato dal denaro. Più che aspirare a diventare influencer, come forse ci si potrebbe aspettare da una lettura superficiale del fenomeno, il 39% dei content creator aspira piuttosto a diventare imprenditore autonomo, titolare di imprese in ambito creativo (anche se oggi solo il 17% dei creator possiede una propria attività). C’è poi la consapevolezza che per diventare veramente redditizia questa professione richieda tempo e impegno.
A ripagare i creator digitali sembra però esserci soprattutto un benessere mentale, che deriva dal creare e condividere contenuti sui social e che non trova paragoni, ad esempio, con il benessere generato dall’esercizio fisico, dall’ascolto di musica o dal contatto con la natura. “Creative people are happy people”, ha commentato uno dei creator intervistati dalla Corea del Sud, esprimendo in modo efficace quanto viene rappresentato dai dati: quasi il 70% dei creator e oltre l’80% degli influencer
sostiene che la creazione e condivisione di contenuti online è uno sfogo creativo che non riescono a trovare altrove.
Felici ma anche socialmente impegnati: il 95% dei creator si attivano per sostenere cause sociali a cui tengono (anche se solo 1 su 4 usa effettivamente la propria abilità creativa per creare contenuti originali per le cause sociali). Alla Generazione Z stanno a cuore soprattutto i temi della parità di razza e di genere, con una sensibilità particolare per i temi LGBTQIA+, mentre per i Boomer sono più importanti il cambiamento climatico, la giustizia sociale, la sicurezza alimentare e abitativa, a cui si è aggiunta recentemente la preoccupazione per il conflitto in Ucraina. Tutti però tengono a dare il proprio contributo ad alimentare le conversazioni online su temi sociali rilevanti.
Una realtà complessa e dalle tante sfaccettature, che sicuramente continuerà la propria crescita nel prossimo futuro, seguendo e interpretando l’evoluzione costante delle piattaforme social e costituendo, nel suo insieme, un vero e proprio comparto economico a livello mondiale.
Lo studio completo di Adobe Future of Creativity: Creators in the Creator Economy è disponibile qui.